La scuola di Nonno Vito

di Stefano Antonio Di Cicilia (7 anni)

Ho chiesto a nonno Vito di raccontarmi com’era la scuola quando lui aveva la mia età. Mi ha detto che prima a scuola si andava a piedi. La scuola era in campagna a circa 600 metri da casa sua, e ogni contrada ne aveva una. Purtroppo della struttura non è rimasto niente perché nel frattempo ci sono stati due disastrosi terremoti (1962 e 1980). Però nonno mi ha accompagnato dove c’era la sua scuola e ho potuto scattare una foto. C’era una sola aula, piccola, di circa 20 mq, in una vecchia casa, senza riscaldamento. Per riscaldarsi usavano un braciere o una stufa di terracotta. In classe c’erano circa 25/30 bambini perché era una pluriclasse dalla prima alla quinta, con un solo maestro. Il maestro si chiamava Francesco Stanco ed era di Frigento. Per scrivere usavano il pennino e quando si rompeva lo cambiavano. Il pennino si bagnava nell’inchiostro che si trovava in un contenitore fatto di osso. Per preparare l’inchiostro bisognava sciogliere la polvere nell’acqua calda. Se ne preparava una bottiglia per tutti e quando finiva il maestro ne preparava dell’altro. L’inchiostro si usava solo per scrivere in bella copia, altrimenti si usava la matita. Era difficile scrivere perché bisognava tenere il pennino in mano in modo corretto e non bagnarlo troppo nell’inchiostro altrimenti il foglio si macchiava e il maestro li rimproverava. Per portare i libri mio nonno usava una cartella di cartone e anche lui indossava il grembiule, ma era nero con il colletto bianco ed un fiocco rosso. A scuola non c’erano i bagni e per fare i propri bisogni dovevano uscire fuori, all’aria aperta. Per merenda mangiavano una fetta di pane e una mela o una pera. Durante la ricreazione giocavano a “spezza catene”, a “brecce”, alla “settimana” e a “staccia”. Nell’ora di educazione fisica il maestro li faceva stare sull’attenti e a riposo e facevano la corsa e le flessioni. Nell’ora di canto il maestro insegnava loro le canzoni della Resistenza perché la guerra era finita da poco. In primavera, in fila per tre, andavano a fare delle passeggiate. In quinta elementare si faceva l’esame finale e poi un altro esame di ammissione alle scuole medie. Erano pochi i bambini che andavano alle medie perché era obbligatorio andare a scuola solo fino alla quinta elementare. Ma soprattutto se non si comportava bene erano botte. Non solo dal maestro! L’unico fotografo dell’epoca (si chiamava Saetta) era di Sant’Angelo dei Lombardi e passava una volta al mese per scattarti una foto se il mese prima ti eri prenotato.
Secondo me è più bella la scuola di oggi perché ci sono i bagni e i riscaldamenti e le maestre sono meno severe (anche se lo sono in un certo senso!). Le aule sono belle e colorate e non sono delle vecchie stanze. Sono un bambino fortunato ad avere la scuola di oggi.

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