di Rosamaria Di Stefano
Facciamo un viaggio nel tempo, vediamo cosa si faceva e come si viveva nelle campagne di Frigento qualche anno fa. Le famiglie della comunità contadina avevano qualche animale in fattoria: mucche, vitelli, pecore, agnelli, maiali, pollame vario, conigli, piccioni,
cani, gatti e topi.
Le automobili erano rare e le strade di terra battuta. Se eri ricco possedevi un asinello o una moto. Le case erano in pietra, e si conviveva con gli animali, che rappresentavano il sostegno della famiglia. La famiglia era numerosa e le bocche da sfamare anche.
Il nostro territorio dopo una forte emigrazione e il terremoto dell’80 si è trasformato. Le case sono diventate villette e le stalle si sono quasi estinte o ridotte, oppure diventate aziende agricole. Le famiglie sono cambiate, i miei nonni venivano da famiglie numerose con 8-9 figli, i miei genitori da 5 e noi siamo 2 o al massimo 3 figli.
Quella fattoria di cui vi ho parlato io l’ho vissuta attraverso i racconti dei miei genitori, e anche durante le vacanze estive, quando ero bambina e andavamo dai nonni.
I miei nonni paterni erano frigentini, ma vivevano nelle campagne di Sturno.
Io li vedevo qualche settimana all’anno: i miei genitori fanno parte di quel momento storico dell’emigrazione, e poi sono tornati alle proprie terre, dai propri cari.
Quando questo è avvenuto i nonni ci fecero trovare il maiale, da trasformare in salumi qualche gallina, qualche pecorella…
Insomma ogni casa aveva di che sostenersi, oltre agli orti, vigneti, oliveti, e via dicendo.
Ma di questo vi parlerò un’altra volta.
Questo accadeva nel 1987, a settembre precisamente. I miei genitori, dopo una parentesi di un ventennio circa in Svizzera, sono tornati a casa e oggi vivono nella terra nativa di mia madre, vicino ai fratelli di mio padre. E ancora oggi hanno qualche animale di fattoria perché questo appassiona mio padre, e tiene impegnata mia madre. Insieme fanno squadra: lui si occupa degli animali e dei terreni, lei della casa e dell’orto e trasforma il latte in formaggio e ricotta.
Sono qui da loro per raccontarvi questo processo in modo da non dimenticare da dove veniamo, chi siamo stati e chi possiamo divenire.
Fiocchi bianchi come “nuvole bianche” di Einaudi. Grazie a mia madre che si è prestata, per conservare gesti di amorevole cura, che trasformano come farebbe un alchimista il latte in cibo nutriente per la famiglia. Oggi come si faceva una volta…