Brevi cenni sulle tecniche per la realizzazione di una stampa d’arte

di Angelo Gabbanini

Il Museo Comunale di Frigento nasce, nei suoi intenti, non solo quale Civica Raccolta per commemorare mia moglie, ma anche e soprattutto dare conoscenza delle varie tecniche di stampa d’arte, attraverso le opere in esposizione permanente. 

Divenuto Maestro stampatore, dopo un corso di studi specifico, sono riuscito ad imparare l’arte della stampa e perfezionarmi grazie alla guida e ai consigli professionali dei grandi maestri con i quali ho collaborato. 

Una stampa ben riuscita non dipende soltanto dalla forza creativa dell’artista ma parimenti dalla conoscenza tecnica e competenza specifica dello stampatore.

Nessun artista, benché bravo, riesce ad ottenere belle e valide stampe se al proprio fianco non ha un tecnico altamente competente, che possa suggerire il processo più funzionale per realizzare e valorizzare l‘intuito artistico. 

Le tecniche principali per la realizzazione di una stampa d’arte sono varie, di seguito passo a illustrarne i contenuti.

XILOGRAFIA (Xilos: legno –  Graphia: scrittura) Nata nel II secolo dopo Cristo in Cina è giunta a noi nel XII secolo. Essa consiste in una tavoletta di legno incisa con bulini e sgorbie per ricavare i bianchi, perché la superficie sarà la parte stampante. Questa tecnica ha permesso anche l’invenzione della stampa tipografica da cui nasce. Una volta finito di incidere la tavoletta di legno, questa viene inchiostrata con un rullo e sistemata su un torchietto; quindi viene posto il foglio di arta sopra e si pressa così l’immagine rovesciata comparirà sulla carta.

La seconda tecnica inventata per caso da un Niellatore è la CALCOGRAFIA (calcos: rame – grafia: scrittura). Normalmente si utilizza una lastra di rame, ma può essere usato qualsiasi metallo. La parte incisa sarà quella stampante. Qualsiasi mezzo può essere valido per intaccare la superficie di metallo all’occorrenza preparata con uno strato di cera. Il manuale definisce che gli strumenti tecnici possono essere diretti come il bulino, la punta secca o indiretti. In quest’ultima operazione l’artista scalfirà solo la cera di preparazione di cui è ricoperta la lastra, poi sarà un bagno di acido a creare le profondità ove andrà messo l’inchiostro. Queste profondità saranno più o meno accentuate a seconda del tipo di acido usato e al tempo di immersione. Infatti, più sarà il tempo di immersione, maggiore sarà la profondità e larghezza dei segni e ancor più sarà la quantità di inchiostro che si depositerà sulla carta all’atto della stampa. La calcografia è la tecnica che permette molte varianti che possono anche sovrapporsi, offrendo così tantissime possibilità operative al maestro per poter raggiungere appieno lo scopo desiderato. 

Alla fine del XVIII secolo nasce la LITOGRAFIA inventata da Aloisio SENEFELDER. 

TECNICA A STAMPA PIANA, ossia, sia la parte stampante che i bianchi sono sulla stessa superficie. Inizialmente nacque su pietra da cui il nome (lithos: pietra). Questa matrice è carbonato di calcio puro, il quale per sua natura accetta il grasso (inchiostro), per cui i bianchi dovranno essere trasformati tramite un acido (il nitrico) in nitrato di calcio che, invece, respinge il grasso. Il maestro disegna questa pietra con matite apposite, dette litografiche (grasse), o inchiostri liquidi sempre grassi. Completata la disegnatura, la pietra verrà preparata con della gomma arabica e acido nitrico che trasformeranno la stessa, limitatamente ai bianchi, da carbonato di calcio in nitrato di calcio. Tale composto – come dicevamo – respinge il grasso, mentre il disegno rimarrà carbonato di calcio, che accetterà l’inchiostro durante l’inchiostrazione, effettuata con un rullo di gomma. Durante l’inchiostrazione la pietra dovrà essere sempre bagnata, affinché l’inchiostro non possa sporcare i bianchi e di contro inchiostrare l’immagine su cui non si ferma l’acqua. 

Quarta e ultima tecnica, usata nel campo della Grafica d’autore, è la SERIGRAFIA. Questa, pur essendo nata anch’essa in Cina intorno all’anno 1000 per stampare stoffe, si affiancherà alle altre tecniche solo nel ‘900 con l’arte Pop. Grazie alla sua versatilità, alla corposità dei suoi colori è stata usatissima per ottenere in grafica un effetto “pittorico”. La serigrafia utilizza come matrice un telaio di metallo o di legno, su cui viene incollato un panno di seta, che può variare da pochi fili per centimetro quadrato a 200 fili. Più la tessitura della seta sarà sottile meno colore filtrerà durante la stampa e viceversa, più larga sarà e più colore filtrerà fino a dare un senso di rilievo all’immagine stampata. Sul telaio con seta viene spalmato uno strato di gelatina fotosensibile sulla quale viene collocata la pellicola dell’immagine disegnata dall’artista; quindi una luce molto potente di luminescenza avrà il compito di cuocere la gelatina stesa all’inizio. Tutto il telaio verrà cotto tranne l’immagine da stampare, ormai ben impressa. Con un getto d’acqua si farà sciogliere la gelatina liberando la seta dove poi durante il processo di stampatura filtrerà il colore. La stampa avviene su un torchio con piano aspirante dove viene ben fissato il telaio; parimenti si centra il foglio da stampare mettendo piccoli tasselli di registro, assicurando così la stessa marginatura per l’intera tiratura. Messo l’inchiostro sul lato del telaio, con una ragla di gomma viene spalmato e fatto scorrere da un lato all’altro uniformemente. Nel movimento di passaggio sopra l’immagine da stampare il colore filtrerà depositandosi sul foglio di carta predisposto. Ripetendo l’operazione descritta, con un altro foglio – dopo aver tolto quello stampato,  si procederà a un’altra stampa facendo sempre scorrere l’inchiostro con la ragla e così via fino al completamento della tiratura. Tutte queste tecniche, innanzi descritte, possono anche essere combinate tra loro, offrendo innumerevoli possibilità di stampa all’artista, il quale riesce così a personalizzare le sue opere.

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