La Pasqua di tanti anni fa. Intervista a zio Gerardo

di Francesca Genua (7 anni)

Francesca: Zio, cosa ricordi della Pasqua di quando eri bambino?

Zio: Il mio primo ricordo risale al mercoledì delle Ceneri, giornata che dava avvio alla quaresima. Mia madre e le mie sorelle erano solite preparare una bambola di pezza, la quarantana, alla quale attaccavano sette penne di gallina conficcate in una patata. Esse rappresentavano le settimane della Quaresima e venivano tolte di volta in volta sino al giorno di Pasqua. La bambola veniva appesa in casa e serviva anche per rammentarci il divieto di mangiare carne tutti i mercoledì e i venerdì prima di Pasqua.

Francesca: Cosa ricordi più di quel periodo?

Zio: Ricordo che a casa si lavorava duramente, perché erano in tanti a venire a farsi fare un vestito nuovo per le feste. Sia mia madre che le mie sorelle erano delle bravissime sarte. Dopo una giornata di duro lavoro, le mie sorelle preparavano le palme, intrecciando ramoscelli di ulivo e decorandoli.

Francesca: Le preparavano per la Domenica delle Palme?

Zio: Sì. Ricordo che la mattina c’era prima la processione da San Marciano alla Chiesa Madre, poi la messa durante la quale il prete benediceva le palme e cantava in latino, il Passio. Il pomeriggio si era soliti portare le palme benedette ai parenti e soprattutto ai defunti.

Francesca: Qual è una tradizione Pasquale che ti piaceva particolarmente?

Zio: Ricordo che il giovedì santo tutti andavano in chiesa per assistere alla lavanda dei piedi. Si faceva a gara per prendervi parte, perché il prete dava ad ogni partecipante un pezzo di tortano. In quel periodo molta gente non aveva di che mangiare e quel pane era un dono prezioso. In tutte le chiese si allestivano i sabburchi, preparati con il grano fatto crescere in piatti, rigorosamente al buio.

Francesca: Cosa ricordi del Venerdì Santo?

Zio: La mattina del venerdì santo si portavano in processione i Misteri, statue realizzate a mano qui a Frigento. La gente si prenotava per portare i tavolati. Ricordo che a quel tempo le campane non suonavano e in televisione e alla radio non si trasmetteva musica per onorare quel momento così sacro.

Francesca: Cosa si mangiava il giorno di Pasqua?

Zio: La Domenica di Pasqua si mangiavano le uova sode benedette con l’acqua santa e la pasta con la carne. Non esistevano le uova di cioccolato o le colombe, ma c’era un dolce tipico ancora più buono: il pane con le uova. Occorreva tanto tempo per prepararlo. Tutti lo portavano a cuocere nel forno del panificio. Si facevano anche i taralli, sia dolci (con lo zucchero e con il naspro) sia salati (con il pepe).  Il giorno di Pasqua era bello anche perché si mangiavano cose che nessuno poteva permettersi abitualmente. Era festa anche per questo.

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