di Rocco Flammia
La rabdomanzia affonda le sue origini nei secoli passati. Con questo termine si indica la capacità di riuscire ad identificare la presenza di vene d’acqua nel sottosuolo camminandoci sopra. Ad oggi però non esiste nessuna spiegazione scientifica di questo fenomeno. La ricerca dell’acqua è condotta in genere con l’ausilio di un bastone a forma di “Y” e di solito fatto di legno o metallo. Il rabdomante interpreta le vibrazioni o i movimenti generati dagli elementi presenti nel sottosuolo e che si riflettono sulla bacchetta. La figura del rabdomante era presente già in Cina e in Egitto nel III millennio a.C., ma tutt’oggi è una pratica molto diffusa. A proposito di questa pratica ho deciso di intervistare mio nonno Rocco, che possiede delle conoscenze a riguardo
Rocco: Come si fa ad attuare questa pratica?
Nonno Rocco: Bisogna impugnare il bastone tenendolo rigido con la parte superiore del palmo della mano e camminare finché non si sente che la bacchetta si sta muovendo, lì c’è la falda.
Rocco: Dove hai imparato questa pratica?
Nonno Rocco: È una pratica che mi è stata tramandata
Rocco: La rabdomanzia porta davvero risultati? Si riesce davvero a trovare la vena d’acqua?
Nonno Rocco: Sì, riusciamo sempre a rilevare la presenza di una vena d’acqua nel sottosuolo, a volte anche fino alla profondità di 60/70 metri sotto terra
Rocco: Qual è il materiale migliore da utilizzare per il bastone?
Nonno Rocco: Va bene qualsiasi legno purché sia flessibile, personalmente preferisco quello di olmo o di salice.
Rocco: Secondo te è una magia o un qualcosa di scientifico?
Nonno Rocco: Assolutamente no, la rabdomanzia non è una magia. È semplicemente un fenomeno scientifico