di Matteo Antonino Cipriano
Il 12 Giugno è la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, stabilita dalle Nazioni Unite nel 2002. Questa data fu scelta come simbolo della battaglia contro lo sfruttamento minorile a causa della morte di Zohra, una bambina di soli 8 anni del Pakistan che, costretta ai lavori domestici, fu picchiata così ferocemente da perdere la vita. Il motivo della sua punizione era di aver dato la libertà a due pappagalli nella casa dove lavorava come domestica.
Secondo uno studio del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) datato 2021, il numero di bambini costretti al lavoro minorile nel mondo è salito a circa 160 milioni, in aumento negli ultimi anni e con altri milioni a rischio a causa della povertà portata in alcune zone del Mondo dal COVID-19. Soprattutto nell’Africa Subsahariana la crescita della popolazione, le crisi ricorrenti, la povertà estrema hanno portato a ulteriori 16,6 milioni di bambini coinvolti nel lavoro minorile negli ultimi 4 anni. Anche in Asia e in America Latina il COVID-19 sta mettendo a rischio tanti bambini. Il rapporto avverte che, a livello mondiale, altri 9 milioni di bambini rischiano di finire nella morsa del lavoro minorile entro la fine del 2022 a causa della pandemia.
Crisi economiche e chiusure delle scuole causate dal COVID-19, per i bambini già costretti al lavoro minorile, potrebbero causare orari di lavoro prolungati o condizioni di lavoro peggiori. Mentre molti altri potrebbero essere costretti a peggiori e più rischiose forme di lavoro minorile a causa della perdita di lavoro nelle famiglie.
Altri dati di questo rapporto dicono:
- Nel settore agricolo è impiegato circa il 70% dei bambini costretti nel lavoro minorile (112 milioni) seguito dal 20% in servizi (31,4 milioni) e 10% nelle fabbriche (16,5 milioni).
- Circa il 30% dei bambini fino ai 14 anni costretti nel lavoro minorile non vanno a scuola.
- Il lavoro minorile è maggiormente diffuso tra i ragazzi rispetto alle ragazze in ogni età.
- La diffusione del lavoro minorile nelle aree rurali (14%) è circa di 3 volte più alta rispetto alle aree urbane (5%).
Dedicare un giorno intero al tema dello sfruttamento di minori è un momento molto importante in cui governi, associazioni internazionali, aziende e comuni cittadini vengono chiamati ad informarsi per combattere un problema sociale che nega la spensieratezza dell’infanzia a milioni di bambini. Quasi sempre in questi casi, infatti, i bambini costretti a lavorare non vengono mandati a scuola ed il loro lavoro non permette loro di studiare, così influenzando la loro infanzia ma anche il loro futuro. Loro hanno meno possibilità rispetto agli altri di scegliere i propri studi o programmare la propria vita futura: la povertà delle loro famiglie in qualche modo influenza anche il loro futuro e quindi il loro possibile benessere da adulti.
Un bambino lavoratore in zone disagiate può perdere, per malattie collegate al lavoro, la vita o una parte del proprio corpo ma, ancora più di questo, perde la gioia di vivere la propria infanzia e i propri sogni.
Sicuramente l’istruzione è una parte importante su cui le associazioni umanitarie mettono l’accento. Infatti, garantire questa a tutti quei bambini che non possono più andare a scuola, o che non ci sono mai andati perché costretti a lavorare, vuol dire restituire loro una parte della loro infanzia di cui sono stati privati. Inoltre significa permettere loro di sviluppare le proprie capacità e abilità, per diventare adulti consapevoli e far valere i propri diritti.
Non riesco ad immaginare l’essere un bambino lavoratore in una fabbrica di materie chimiche, o in una cava di pietre, o in un porto di smantellamento di vecchie navi. Magari con poca sicurezza intorno a me e dove le persone hanno incidenti a causa di tutta questa mancanza. Sicuramente vedrei un futuro poco luminoso e piano piano penserei che se non ho avuto diritto allo studio, o al divertimento, è semplicemente perché la vita è così. Essere un bambino deve significare invece avere gioia e far volare i propri sogni, che si realizzino in futuro e diventino realtà o restino solamente sogni, essi devono comunque esistere.
Il 12 giugno è un giorno importante: non solo per i bambini vittime di questo sistema sbagliato ma anche per chi osserva e si sente impotente. Si può fare tanto di più, cominciando ad aiutare le associazioni che lavorano su questo problema mondiale come UNICEF, ILO o tante altre società no-profit impegnate in zone disagiate a supportare chi ha bisogno.
Fonti statistiche: www.unicef.it