di Nicola Sasso
Nelle campagne orientali di Frigento domina sulla valle circostante un imponente rudere che attira sempre l’attenzione delle persone, ovvero la Preta re lo Piesco. Questa struttura, oggi abbandonata ma molto conosciuta anche grazie alla bianca statua di San Michele, ha una storia molto profonda che affonda le sue radici nella dominazione longobarda. Questo popolo giunse in Italia nel VI secolo e regnò per molto tempo sul Sud Italia. I longobardi, inoltre, erano cristiani e venerano molto San Michele: l’arcangelo, infatti, era associato al dio Odino, precedentemente venerato dalla popolazione. Dunque la Pietra re lo Piesco era un luogo di culto già dalle sue origini. Il sito fino al XII secolo fu affidato ai monaci del monastero di Santa Sofia (BE), i quali vivevano qui da eremiti oppure vi giungevano periodicamente per controllarne lo stato di conservazione. Successivamente il controllo della Pietra passò in mano ai monaci di Montevergine. Poi attorno al XIII secolo un violento terremoto danneggiò il luogo e per tale motivo venne abbandonato. Nella fine dell’800 divenne il nascondiglio di alcuni briganti della zona. Infine il sito e venne nuovamente abbandonato e si trasformò nella struttura che ancora oggi conosciamo.
Il termine “Piesco” non deve trarci in inganno poiché non si tratta del noto albero, ma il sostantivo deriva dall’osco “pestulum”(poggio) o dal greco “πεσσός” (pietra), i quali hanno dato origine al dialetto “pischone” (grande pietra). Dunque Pietra re lo Piesco indica la grande parete rocciosa su cui è costruita la struttura. Difatti, l’ingresso del monastero doveva essere situato proprio su tale parete situata alla sinistra del sito. Attualmente abbiamo solo le mura esterne, usate per scopo difensivo, e qualche rudere della costruzione intera. Gli interni, come l’area circostante, sono stati conquistati dalla natura, ma con un po’ di bravura vi si riesce ancora ad entrare (si ricorda però che la struttura è pericolante dunque diventa molto pericoloso entrarvici). L’elemento, però, più suggestivo e che maggiormente attira l’attenzione dell’osservatore è la statua dell’arcangelo Michele, posta in questo luogo solo nel 2009. La scultura, per molto tempo contesa tra i comuni di Frigento e Sturno, è totalmente bianca e rappresenta il santo nella sua classica posa mentre calpesta Lucifero. Sulla parete di appoggio della statua, in una piccola apertura, sono collocate delle candele, le quali testimoniano che la Pietra ancora oggi è un luogo religioso.
Le leggende sono sempre fidate amiche di luoghi così suggestivi e misteriosi allo stesso tempo. Così anche Pietra re lo Piesco ha attorno a sé delle dicerie molto curiose che entrano anche nel paranormale. Il primo mito vuole che di notte nella zona vi si radunino fantasmi e demoni, i quali si divertono a entrare e uscire dalla struttura. Tale leggenda viene rafforzata anche da testimonianze, le quali sono molto soggettive e sono sicuramente frutta della soggezione umana. Infatti, di notte tale struttura imponente fa una certa impressione e quindi è normale che vengano create delle leggende. Ma i famosi demoni/fantasmi non sono altro che dei poveri animali che nel buio non sono ben visibili. Un altro mito è legato alla nascita della Pietra: un monaco vi volle costruire un luogo in cui vivere da eremita, ma dovette bloccare i lavori perché spaventato dal canto di un gallo che venne associato a qualcosa di sinistro. Un’ultima diceria, forse la più realistica, vuole che qui i briganti vi abbiano nascosto un grande tesoro che ancora attende di essere recuperato.
Nonostante le leggende siano per la stragrande maggioranza false, ci fanno capire come la popolazione irpina abbia sempre tenuto in grande considerazione la Pietra re lo Piesco. Questa località ancora oggi costituisce un patrimonio architettonico di tutta l’Irpinia e sempre lascia stupiti i visitatori che vi giungono attratti dalla sua imponenza.