di Milena Pascucci
“Un buon vino è come un buon film: dura un istante e ti lascia in bocca un sapore di gloria; è nuovo ad ogni sorso e, come avviene con i film, nasce e rinasce in ogni assaggiatore”. (Federico Fellini)
Tra le tante interessanti iniziative promosse dalla Pro Loco di Frigento, ho avuto l’opportunità e il piacere di partecipare al corso di avvicinamento al vino e al bere consapevole. Il corso è stato suddiviso in una parte teorica e una parte pratica (due giornate di degustazione guidata).
La prima, svolta online per ovvi motivi pratici, ha visto il coinvolgimento di tre sommelier: Salvatore Stanco, che ha curato anche la parte organizzativa, Sergio Galetta e Silvia Gelmi. Durante i tre incontri teorici sono stati affrontati tanti argomenti riguardanti il mondo del vino (dalla vinificazione alle tipologie di vigneti e di vini nel mondo senza tralasciare gli aspetti salutistici e le caratteristiche nutrizionali). Le lezioni hanno assunto fin da subito la caratteristica di una chiacchierata tra amici e nonostante l’informalità, che non è stata certo una pecca, anzi, i tre esperti hanno trasmesso in modo semplice e chiaro numerose nozioni, coinvolgendo i partecipanti e rendendoli parte attiva della lezione.
La fase più attesa è stata sicuramente quella delle due giornate di degustazione guidata: la prima dedicata ai vini bianchi e la seconda dedicata ai vini rossi. Tutti gli iscritti si sono riuniti nella piazzetta antistante la cattedrale di Frigento con i loro tre calici. Dopo una breve introduzione, abbiamo iniziato ad assaggiare i vini scelti per noi da Salvatore Stanco. Mi ha sorpreso il fatto che le etichette dei vini fossero state coperte con della carta stagnola, per evitare di influenzare il giudizio dei partecipanti, così come è stato piacevole scoprire la varietà dei vini selezionati, vini che magari, davanti allo scaffale di un’enoteca, non avremmo mai preso in considerazione. Abbiamo quindi iniziato a dare un nome a ciò che i nostri sensi percepivano ad ogni assaggio, così come le emozioni che si susseguivano e che si associavano ad essi. Odori e sapori familiari, già sentiti in un passato lontano, nelle cantine dei nonni durante l’infanzia o per le strade dei nostri paesi, hanno trasformato il calice di vino, in una personale ricerca del tempo perduto che si colorava con le stesse sfumature della ruota degli aromi del vino che avevamo davanti a noi. Il vino in fondo è anche questo, è emozione, è ispirazione e passione per chi lo produce e per chi lo consuma e ne apprezza le qualità.
Alla luce di questa mia esperienza personale non posso che consigliarvi di seguire la prossima edizione del corso, se ancora non lo avete fatto, e di lasciarvi guidare dai vostri sensi nella vostra personale ricerca.