di Maria Celeste Salerno
Avete presente le interviste che fanno ai nostri attori preferiti dopo l’uscita di un film? Avete presente i famosi “contenuti speciali”? Beh, Elio Di Pace si occupa proprio di questo! Durante questa intervista ci racconta la sua esperienza, come sia iniziata la sua passione e come l’abbia portata avanti:
“La mia passione per il cinema nasce a 16 anni: dopo aver visto un grande film, Il padrino, ho deciso che avrei voluto intraprendere la strada del cinema: ho studiato al Dams e, dopo la laurea e qualche anno da cameraman per alcuni programmi televisivi, mi sono iscritto al Centro Sperimentale di Cinematografia, a Roma”.
Spesso viene convocato per realizzare delle riprese di backstage, i contenuti speciali che troviamo per esempio sui dvd: interviste, riprese al regista, agli attori e ai collaboratori. Ma non finisce qui, infatti effettua riprese alla preparazione degli attori, a quella della scenografia e, quando si girano le scene, riprende la troupe che le realizza. Come un fantasma con una macchina fotografica e un microfono che si aggira sul set in cerca di immagini affascinanti da immortalare!
Sappiamo però che in un ambiente lavorativo – che Di Pace definisce “a metà tra una sofisticata catena di montaggio e un circo nomade”- non è sempre facile gestire lo stress e spesso si verificano ritardi, imprevisti, che generano nervosismo diffuso, però “la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro ripaga lo stress”!
Ma come si fa a capire quando un lavoro è ben fatto? Di Pace spiega che nel suo lavoro tutto deriva da se stesso: “Sono il capo di me stesso … non ho chi mi dice cosa riprendere o no; tutt’al più, alcuni registi che hanno a cuore il mio lavoro, come per esempio Nanni Moretti, alcune volte mi chiedono espressamente di riprendere una situazione che loro ritengono bella da immortalare”.
Ad ogni modo uno degli aspetti fondamentali di questo lavoro è il coinvolgimento con il set; ad esempio Di Pace parla della differenza tra il primo film a cui ha lavorato e l’ultimo:
“… il primo set importante è stato Tre piani di Nanni Moretti, mentre l’ultimo set è stato il documentario di Mario Martone su Massimo Troisi, Laggiù qualcuno mi ama: su Tre piani, essendo agli inizi, ero molto timido ma anche molto volenteroso di fare bene, mentre su Laggiù qualcuno mi ama, essendo il terzo film consecutivo fatto insieme a Mario Martone, ho avuto l’onore di vedermi assegnati compiti più importanti…”.
Altre volte però ci sono registi che riescono a rendere la giornata lavorativa un aneddoto degno di nota:
“Sul set di Qui rido io, Mario Martone mi chiese di vestirmi con un costume degli anni ’10 del Novecento per andare in mezzo al pubblico, a teatro, a girare di nascosto alcune riprese … poi non sono state utilizzate, ma mi divertì molto questa missione improvvisata!”.
Infine ringrazio vivamente Elio di Pace per la disponibilità mostrata per questa intervista.