Le estati di Frigento- un racconto di 45 anni fa

di Piero del Prete

L’arrivo … – Sul finire degli anni ’70 le vacanze di agosto significavano una sola cosa: Frigento, la piccola cittadina in provincia di Avellino. Mi ritrovavo ogni anno nella casa nativa della signora Concettina Pelosi, mamma di Paolo, grande amico e parente acquisito perché fratello di mio cognato Piero. Dalla nostra Napoli, Paolo si trasferiva con la famiglia nel paese irpino ed io fui loro ospite nelle estati del ’78, ’79 ed’ 80.

Frigento aveva un’aria particolare, quasi magica. Le sue strade antiche, le case in pietra e le colline verdi che la circondavano la rendevano un luogo perfetto per trascorrere le vacanze. Ogni mattina, il sole dorato filtrava dalle fienstre della mia stanza, svegliandomi dolcemente e promettendo una giornata ricca di avventure. Appena arrivavo, venivo accolto da un caloroso abbraccio di Paolo.

Non vedevo l’ora di ritrovare gli amici di sempre: Roberto Ciampi, con cui condividevo la passione per la musica, Antonino e Mauro, i fratelli Sandro e Stefano di Roma, Fabrizio di Torino , Franco e gli altri con cui trascorrevamo i pomeriggi a giocare a calcio.

Musica e Amicizie – Le giornate scorrevano lente ma piene di vita. Io e Roberto trascorrevamo sui gradini di piazza municipio e ovunque fosse possibile, suonando la chitarra brani degli Eagles, dei Pink Floyd e degli America. Sembrava che il tempo si fermasse mentre le note riempivano l’aria. Ricordo ancora la sensazione delle corde della chitarra sotto le dita, il suono cristallino che si propagava nell’aria fresca del tardo pomeriggio. La nostra musica non era solo un passatempo, ma un modo per esprimere i nostri sogni e le nostre emozioni.

Il sabato pomeriggio era dedicato al calcio. Il campo giù alla Villa diventava il teatro delle nostre epiche partite: “Frigento contro il resto del mondo”. Fabrizio, con la sua abilità in difesa, e Franco, con i suoi tiri potenti, erano gli eroi del campo. Ricordo le urla di incoraggiamento, le risate e anche qualche piccola rivalità che si risolveva sempre con una stretta di mano alla fine del gioco.

Avventure e Amori – Non erano solo la musica e il calcio a rendere speciali quelle estati. C’erano le passeggiate per i Limiti, dove il panorama mozzafiato ci lasciava senza parole. Io, Paolo, e il gruppo degli amici, tra cui i romani Stefano e Sandro, Antonella, Maria, Antonino, Mauro e tanti altri, esploravamo i sentieri, scoprendo angoli nascosti e meravigliosi di Frigento. Durante quelle passeggiate, le prime cotte erano inevitabili… il cuore che batteva più forte e il sorriso imbarazzato ogni volta che ci scambiavamo uno sguardo. Erano momenti di pura innocenza e gioia, che ricordo ancora con affetto.

Gusto e Tradizione – Le serate spesso si concludevano spesso con i “pizzilli” fritti di pasta fresca e pomodoro dalla nonna Gemma. Il loro sapore era straordinario, e ogni morso era un’esplosione di gusto che rendeva speciale ogni cena. Nonna Gemma ci raccontava storie del passato mentre cucinava, e noi ascoltavamo rapiti, immersi in quel mondo antico e affascinante.Divertimento e Feste – Al baretto dei Limiti, le partite al calcio balilla erano un altro momento clou. Ci sfidavamo tra amici, tra risate e scherzi, mentre i più abili tra noi mostravano le loro capacità. Era un luogo di ritrovo dove nascevano nuove amicizie e si consolidavano quelle vecchie.

E poi c’era la festa patronale di San Rocco del 16 di agosto. La piazza si riempiva di bancarelle, luci colorate e l’odore del cibo di strada. I gruppi musicali, come i Matia Bazar, riempivano l’aria con le loro melodie, e noi ballavamo fino a tarda notte, sotto il cielo stellato di Frigento. Era un momento di unione e felicità che non dimenticherò mai.

Ricordi Indelebili – L’estate a Frigento sul finire degli anni ’70 furono un periodo di pura felicità, un’epoca dorata che custodisco nel cuore. Le giornate passate con gli amici, le partite di calcio, le prime cotte, le passeggiate tra i Limiti e i sapori di nonna Gemma erano i tasselli di un mosaico di ricordi indimenticabili. Ogni nota suonata, ogni risata condivisa e ogni sguardo scambiato erano il segno di un tempo in cui tutto sembrava possibile, e l’amicizia e la musica erano le nostre guide.

Ora, con 45 anni trascorsi, questi ricordi assumono una dimensione ancora più profonda. È impossibile non provare un senso di amarcord pensando a quei giorni di giovinezza, quando la vita era un libro ancora da scrivere e ogni pagina rappresentava una nuova avventura. L’innocenza e la spensieratezza di quegli anni sono diventate un rifugio nella memoria, un luogo in cui tornare per rivivere quei momenti di pura gioia e semplicità.

Il tempo, però, ha definito le strade e il destino di ognuno di noi e per me è divenuto di fatto un metronomo musicale. Molti amici hanno intrapreso percorsi diversi, seguendo sogni e ambizioni che ci hanno portato lontano da Frigento. La vita ci ha offerto successi e sfide, ma il legame di quei giorni estivi rimane indissolubile, una parte fondamentale di chi siamo diventati.

Purtroppo, non tutti abbiamo avuto il privilegio di invecchiare. Roberto, il mio caro amico e compagno di note, non c’è più. La sua scomparsa mi ha molto rattistato, ma la sua memoria vive attraverso la musica che è divenuta protagonista della mia vita ed ogni volta che suono quei brani non posso non ricordare quelle estati di libertà e fratellanza. L’ assenza prematura di un amico è un monito della fragilità della vita, ma anche della potenza dei ricordi e dell’eredità che lasciamo dietro di noi.

Questi ricordi non sono solo nostalgia; sono la testimonianza di una giovinezza vissuta intensamente, di un periodo in cui i sogni erano vasti quanto il cielo sopra di noi e il futuro era un orizzonte senza confini. Anche se il tempo ha tracciato le sue linee sul nostro viso e ci ha portato lontano, l’essenza di quegli anni vive ancora, un faro che illumina il presente e ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Ogni volta che ripenso a quei giorni a Frigento, sento un misto di dolcezza e malinconia, un’amarcord che mi accompagna e mi consola. E, nonostante tutto, sono grato per aver avuto la possibilità di vivere quei momenti, per gli amici che ho avuto e per i ricordi che porto nel cuore. La vita ha continuato il suo corso, ma le Estati di Frigento resteranno per sempre una parte di me, un tesoro inestimabile che il tempo non potrà mai cancellare.

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