Esso si estende sul lato Nord e Nord-Est del monte e include la sommità caratterizzata dal centro storico di Frigento e l’intera area boschiva delle località Costone, Pietraliscia e Castagneto lungo il pendio che degrada da via Limiti. Tale area è sottoposta ad un particolare regime di tutela in relazione ai suoi valori naturalistici, ecologici, geomorfologici e ambientali.
La Vegetazione
Le ceppaie sono tagliate periodicamente, alla base, secondo un turno derivante da esigenze mercantili e regolato da leggi forestali. Il bosco può essere puro se formato da sole piante di castagno, o misto se vi si associano altre essenze arboree. Attualmente, nel comune di Frigento, il castagno lo troviamo sui fianchi della montagna dove il substrato è abbondante e soffice (terre felette), e ad esso sono associate le querce, che, invece, crescono un po’ dappertutto, anche lungo i versanti dei valloni dove affiora il “tornisiello” (galestro degradato per desquamazione progressiva degli strati esterni non protetti).
Il sottobosco è ricco di arbusti… ai margini della strada, infatti, nelle siepi, spiccano rovi, fragole, berrette del prete (Euonymus europaeus), rose selvatiche (Rosa canina), sambuchi neri (Sambuco nigra), biancospini, vitable (Clematis vitalba). Qui, è possibile scorgere fra l’erba, vari tipi di graminacee, di ranuncoli (Ranunculus), fiori molto presenti nelle nostre zone che fioriscono in tardo inverno o agli inizi della primavera, e di orchidee (Orchidea Ciliata) che invece sono delle piante robuste che possono essere alte fino a 30cm con foglie ovato-lanceolate riunite in rosetta. Caratteristica distintiva delle orchidee sono i fiori grandi e ben visibili, con sepali di color verde-giallastro e petali vellutati rosso-scuro.
Dove l’ambiente è meno degradato, si osservano le ortiche (Urtica dioica), sambuchi ebuli e ginestre dei carbonai (Cytisus scoparius). Queste ultime sono piante dal folto arbusto che formano densi ed estesi cespuglieti, monospecifici, alti non più di 3m, e diffusi sia su terreni silicei sia su terreni freschi. I rami giovani sono lunghi e sottili, verdi ed angolosi; le foglie superiori sono semplici, quelle inferiori sono composte da tre foglioline disposte in gruppetti su lunghi piccioli. La ginestra dei carbonai fiorisce in maggio-giugno, con grandi fiori di colore giallo disposti all’ascella delle foglie, singoli o a coppie. È una specie colonizzatrice delle radure boschive; spesso si associa al castagno, avendo le stesse esigenze di terreno e clima. La diversità biologica, che caratterizza i boschi di Frigento, è accresciuta dalle essenze alloctone ormai naturalizzate come le robinie, l’ailanto (Ailanthus altissima) albero dal fogliame deciduo, con la chioma globosa e irregolare, di colore verde chiaro, il bosso e il ligustro. Tutte queste specie coesistono in complessi armoniosi con le specie arboree locali: noccioli (Corylus avellana), pruni, olmi (Ulmus glabra) e aceri. Il nocciolo dal greco “koris”, elmo, a causa della forma dell’involucro membranoso che ricopre il frutto, è considerata una specie “avellana” per la sua diffusione fin da epoca remota, nella zona di Avellino. È un piccolo albero caducifoglie (alto al massimo 12-15m), con uno spesso cespuglio, vive mediamente tra i 60-70 anni. Il nocciolo, costituisce i boschi misti di latifoglie tipici di questo territorio, e si presta bene alla colonizzazione di suoli nudi e franosi. I frutti (nocciole) hanno seme edule, ricco d’olio, usato nell’alimentazione e in profumeria, inoltre, anche il legno di questa pianta è forte ed elastico.
La Fauna
La fauna presente nel parco è molto varia ed è estremamente condizionata dalla pressione antropica e dagli spazi limitati.
Lungo le strade di Frigento il percorso è piacevole e invitante, e si possono avere incontri piacevoli. Addentrandosi nei boschi è possibile ammirare asseconda delle stagioni upupe, cince, cinciarelle, picchi muratori che instancabilmente, ispezionano i rami degli alberi alla ricerca d’insetti.
Altri insettivori, scriccioli, capinere, codirossi-spazzacamino, usignoli, merli nidificano nelle siepi, al margine della strada o nei giardini.
Sulle fronde degli alberi, invece, cardellini, verzellini, verdoni, fanelli e fringuelli rallegrano l’aria con i loro trilli gioiosi: i versi di richiamo, i canti territoriali risuonano dappertutto. L’averla è in agguato e il suo verso roco è un grido di avvertimento.
All’orizzonte volteggia il gheppio, dal bosco sottostante giungono il grido sgradevole della ghiandaia, il verso del cuculo e i ticchettii incessanti dei picchi.
Il rigogolo si sposta da un albero all’altro ed il suo volo tinto di giallo, spicca sul colore verde dei castagni. Bisce, saettoni, biacchi a volte, appaiono all’improvviso, altre volte, sorpresi mentre si riscaldano al sole, si tuffano precipitosi nella vegetazione circostante; i loro piccoli, invece, non temendo ancora l’uomo, aspettano ignari una morte immotivata. Rospi smeraldi e rospi comuni gironzolano lungo la strada, dopo la pioggia,
a caccia di limacce; raganelle ed ululoni fanno la loro apparizione solo durante gli spostamenti alla ricerca di nuovi siti di riproduzione.
La calura del giorno rappresenta un rallentamento delle attività per molti, ma i ramarri e le lucertole campestri sostano volentieri al sole, gli insetti visitano instancabilmente i fiori, le farfalle volano leggere nell’aria.
I canti delle cicale e delle tettigonie si sostituiscono ai suoni di chi ormai dopo una mattina di lavoro, cerca riposo e refrigerio all’ombra delle fronde degli alberi. Al tramonto il rinoceronte volante, il cerambicide della quercia hanno voli pesanti e brevi e, incautamente posati per terra, rischiano di essere
calpestati. Si accendono i lampioni e una miriade di falene richiamano i pipistrelli: orecchioni, pipistrelli di Savi, rinolofoli maggiori e minori, sfrecciano velocissimi nell’aria al loro inseguimento. Altri predatori come la faina, la volpe, la donnola perlustrano il loro territorio di caccia furtivamente e solo raramente si fanno vedere. Il riccio, invece, si attarda volentieri alla ricerca di insetti e lombrichi. I versi cadenzati e ritmici del barbagianni, del gufo comune, della civetta, dell’assiolo si fanno sentire tutto intorno e ci segnalano, con la loro presenza la lotta perenne per la sopravvivenza ingaggiata con una moltitudine di micromammiferi.
Sotto i posatopi dei rapaci notturni, al mattino, sarà possibile rinvenire, nelle borre, i resti del mustiolo, il più piccolo mammifero europeo e di altri micromammiferi quali toporagno, la crocidura, l’arvicola, il topo selvatico, il moscardino, il quercino ed il ghiro. Durante le lunghe passeggiate nei boschi di Frigento, oltre alla varietà di flora e fauna finora descritta, è possibile anche incontrare sulle cortecce degli alberi numerosi tipi di licheni che prosperano in mille colori, a testimonianza di un’aria purissima. I licheni, associazioni simbiontiche tra funghi ed alghe, possono essere utilizzati come bioindicatori della qualità dell’aria.